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sabato 21 gennaio 2017
04 EPIC informa: Ecodesign
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venerdì 20 gennaio 2017
01 la definizione di ESCo
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lunedì 23 settembre 2013
Il GSE contro i sistemi di accumulo
"Con riferimento alle richieste di chiarimenti pervenute al GSE in merito alla possibilità d’installazione di sistemi di accumulo su impianti già ammessi agli incentivi, si precisa quanto segue.
Nelle more della definizione e della completa attuazione del quadro normativo e delle regole applicative del GSE per l’utilizzo dei dispositivi di accumulo, ai fini della corretta erogazione degli incentivi, non è consentita alcuna variazione di configurazione impiantistica che possa modificare i flussi dell’energia prodotta e immessa in rete dal medesimo impianto, come ad esempio la ricarica dei sistemi di accumulo tramite l’energia elettrica prelevata dalla rete.
A tal proposito si rammenta che il GSE, nel caso in cui dovesse accertarne la sussistenza, nell’ambito delle verifiche effettuate ai sensi dell’art. 42 del Decreto Legislativo 28/2011, applicherà le sanzioni previste dal medesimo articolo, ivi inclusa la decadenza dal diritto agli incentivi e il recupero delle somme già erogate."
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Ubicazione:
Posizione sconosciuta.
mercoledì 27 febbraio 2013
Tutti insieme per l'Energia!
I don't mean to put too fine a point on it, but most people leading energy management programs drill down on the technical aspects and ignore the substantial gains to be had on the "softer," people side. The New York Times ran a good article about how the Obama campaign won the election.There were some good tips on how to engage people that will help in your energy management effort. Here are six things I took away. But you should read it yourself here.
1. Don't Deny It, Counter It
If someone says, "It makes our work harder," explain how it makes it easier or how it benefits everyone. If it doesn't, you shouldn't be doing it anyway.
2. Get Them to Literally Sign On
A simple voluntary commitment tends to be more persistent if people actually sign something. Meet people one-on-one and ask them to sign an energy awareness pledge card.
3. Reward Their Constancy
A simple statement appreciating past contributions goes a long way to making sure that a person's contribution continues. An opening like, "You've really helped us in the past," shows people you recognize their efforts and it makes them more inclined to continue.
4. Make It A Plan
People who want to help sometimes end up not helping because they don't quite know what to do next. So when you speak with them, make a little plan with them before parting ways. "So what do you think you can do?" Is a good way to make that step. Or, "Can I count on you to keep an eye on that door and make sure it's closed?" People with plans are much more likely to join your effort.
5. Make It a Group
Don't be afraid to mention things that other people are doing. People feel more comfortable and excited when they realize they are part of a group effort.
6. Make It Genuine
Finally, you need to be genuine in your outreach efforts. If you feel at all uncomfortable, it's probably best not to reach out that way. But people respond to authenticity and sincerity. If you're doing this work, it's probably because you have some passion for it. If in doubt, show your passion. People will respond.
1. Don't Deny It, Counter It
If someone says, "It makes our work harder," explain how it makes it easier or how it benefits everyone. If it doesn't, you shouldn't be doing it anyway.
2. Get Them to Literally Sign On
A simple voluntary commitment tends to be more persistent if people actually sign something. Meet people one-on-one and ask them to sign an energy awareness pledge card.
3. Reward Their Constancy
A simple statement appreciating past contributions goes a long way to making sure that a person's contribution continues. An opening like, "You've really helped us in the past," shows people you recognize their efforts and it makes them more inclined to continue.
4. Make It A Plan
People who want to help sometimes end up not helping because they don't quite know what to do next. So when you speak with them, make a little plan with them before parting ways. "So what do you think you can do?" Is a good way to make that step. Or, "Can I count on you to keep an eye on that door and make sure it's closed?" People with plans are much more likely to join your effort.
5. Make It a Group
Don't be afraid to mention things that other people are doing. People feel more comfortable and excited when they realize they are part of a group effort.
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Finally, you need to be genuine in your outreach efforts. If you feel at all uncomfortable, it's probably best not to reach out that way. But people respond to authenticity and sincerity. If you're doing this work, it's probably because you have some passion for it. If in doubt, show your passion. People will respond.
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giovedì 24 gennaio 2013
RadiceFertile: sposare efficienza e resilienza
Abbiamo lanciato un abbozzo di portale per dare visibilità a un progetto di sostenibilità che ci sta molto a cuore: www.radicefertile.com.
Che cosa vogliamo fare? Ce lo stiamo domandando anche noi ma cominciamo ad avere le idee un po’ più chiare. Abbiamo creato una brevissima presentazione per illustrare i punti fondamentali.
Che cosa vogliamo fare? Ce lo stiamo domandando anche noi ma cominciamo ad avere le idee un po’ più chiare. Abbiamo creato una brevissima presentazione per illustrare i punti fondamentali.
lunedì 6 agosto 2012
Le novità del Decreto Sviluppo per la mobilità elettrica
A partire dal 1° giugno 2014 gli edifici non residenziali di nuova costruzione dalla superficie di almeno 500 metri quadri dovranno avere una o più colonnine di ricarica per le auto elettriche. Uffici, negozi e altre attività commerciali o industriali, quindi, apriranno la strada alla diffusione delle auto ecologiche.
La novità è prevista da un emendamento al Decreto Sviluppo, attualmente in discussione alla Camera, che per incentivare lo sviluppo della mobilità sostenibile stanzia anche 210 milioni di euro in tre anni (dal 2012 al 2014). Soldi pubblici, molto pochi a dire il vero, che serviranno per abbattere i costi sia delle auto elettriche che delle colonnine di ricarica.
Riguardo all’obbligo per gli edifici, invece, nell’emendamento viene previsto che siano le Regioni a normare l’applicazione della legge nazionale. Partendo però dal presupposto che le infrastrutture di ricarica debbano essere sempre considerate opere di urbanizzazione primaria, cioè esenti dal contributo di costruzione. I dettagli sui quali dovranno lavorare le Regioni, invece, riguardano soprattutto le modifiche da apportare agli strumenti di programmazione urbanistica. Bisognerà, in pratica, aggiornare i PRG inserendo il nuovo obbligo per le attività commerciali, industriali e gli uffici.
lunedì 16 luglio 2012
Piede pesante e consumi leggeri: una guida
Companies operating fleets of vehicles are well aware of the fact that some drivers consistently get fewer miles per gallon than others. Whether it’s because they feel the need for speed, are heavy handed with the gear change or wait until the last minute to brake, it all boils down to the same thing – they cost the business more. In this eGuide:
1) Ensure drivers understand your company’s policies on vehicle maintenance and driver behaviour
2) Handling their vehicles in a way that delivers up to 15% fuel savings
3) Becoming safer, more considerate drivers and cutting insurance costs
Download it here: http://okt.to/K2LtGf
1) Ensure drivers understand your company’s policies on vehicle maintenance and driver behaviour
2) Handling their vehicles in a way that delivers up to 15% fuel savings
3) Becoming safer, more considerate drivers and cutting insurance costs
Download it here: http://okt.to/K2LtGf
lunedì 11 giugno 2012
Dm Ambiente 7 marzo 2012: nuove occasioni per le ESCo
“Adozione dei criteri ambientali minimi da inserire nei bandi di gara della PA”
Il nuovo Dm Ambiente 7 marzo 2012 ha definito i criteri ambientali minimi che le pubbliche amministrazioni devono inserire nei bandi di gara per l’acquisto dei seguenti servizi energetici degli edifici, affinché i relativi contratti d’appalto possano essere definiti verdi, quali ad esempio:
- servizio di illuminazione e forza motrice
- servizi relativi alla mobilità elettrica
- servizio di climatizzazione
Tra i requisiti chiesti dal DM si segnale che “Oltre a quanto previsto dalle leggi vigenti, i candidati per essere ammessi alla gara d’appalto debbono avere capacità organizzativa, diagnostica, progettuale, gestionale, economica e finanziaria almeno pari a quelle previste dalla norma Uni Cei 11352 sulle società che forniscono servizi energetici e disporre di personale con le competenze tecniche necessarie a realizzare correttamente il servizio, riducendone gli impatti ambientali”.
Il rispetto di tale criterio è dimostrato dalla presentazione da certificazione di parte terza che attesti il rispetto dei requisiti di cui alla norma Uni Cei 11339 o il rispetto dei requisiti di cui alla norma Uni Cei 11352.
ENERGOL, struttura di eccellenza per la consulenza in campo energetico, propone per la esperienza per:
- consulenza orientata alla certificazione UNI 11352;
- assunzione incarichi Esperto in Gestione Energia secondo UNI 11339.
- consulenza sulla contrattualistica ESCO;
- ottenimento dei Titoli di Efficienza Energetica;
CHIEDI AD ENERGOL INFORMAZIONI SUL SERVIZO: TELEFONA A ENERGOL ALLO 0444-414125
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venerdì 1 giugno 2012
Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile: potente strumento per la PA
L’introduzione dei Piani Energetici Comunali nel nostro Paese è piuttosto recente e più precisamente avviene con la Legge 10/91; in particolare l’art. 5, comma 5 della Legge afferma che “I Piani Regolatori Generali (PRG) dei comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti devono prevedere uno specifico piano a livello comunale relativo all’uso delle fonti rinnovabili di energia”. Tale Piano doveva essere predisposto entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge (quindi entro luglio 1991) e riguardava 136 Comuni del nostro Paese, con una popolazione interessata pari a circa 21.000.000 di abitanti, pari al 36% del totale dei cittadini italiani. A otto anni di distanza un monitoraggio sullo stato di attuazione di questa Legge, effettuato dall’ENEA, ha mostrato che solamente 23 città, pari al 17% di quelle interessate, avevano elaborato un Piano Energetico Comunale. Va tuttavia sottolineato che quasi tutte le maggiori città italiane hanno avviato la redazione del PEC; le esperienze condotte in questi anni hanno consentito di individuare procedure e criteri, confluite poi in due guide metodologiche realizzate rispettivamente da ENEA la prima [2] e da CISPEL, ACEA e Ambiente Italia la seconda [3]. Le due guide, pur non avendo alcun carattere cogente, possono intendersi come “prassi consolidata” e pertanto rappresentare uno standard di riferimento nella elaborazione di un Piano Energetico Comunale. Va inoltre sottolineato che, nella prassi, i Piani realizzati hanno interpretato in senso più ampio quanto prescritto dall’art. 5 della legge 10/91 e si sono pertanto occupati non solo di fonti tradizionali ma anche di risparmio energetico e di fonti energetiche alternative; inoltre, per la crescente attenzione nei confronti dell’ambiente, in molti Piani è stato dato un notevole risalto al binomio Energia – Ambiente, per cui è ormai più corretto parlare di Piani Energetici e Ambientali Comunali (PEAC).
Volendo implementare un PAES andranno analizzate le metodologie per la redazione dei Piani Energetici Comunali e Ambientali, individuati alcuni esempi significativi elaborati recentemente nel nostro Paese; infine, elaborato un metodo per la redazione del Piano, comprendente anche dei criteri per l’individuazione degli interventi di attuazione del Piano stesso.
Volendo implementare un PAES andranno analizzate le metodologie per la redazione dei Piani Energetici Comunali e Ambientali, individuati alcuni esempi significativi elaborati recentemente nel nostro Paese; infine, elaborato un metodo per la redazione del Piano, comprendente anche dei criteri per l’individuazione degli interventi di attuazione del Piano stesso.
mercoledì 7 marzo 2012
La Pubblica Amministrazione e la tematica degli Acquisti Verdi

Quando si cerca di interpretare il panorama “ecologico” di questo scorcio di XXI secolo, alcune delle chiavi più importanti le dà Georgescu-Roegen, il grande economista ecologico rumeno: solo la natura produce ricchezza e si presenta come realmente produttiva (che “produce” realmente qualcosa) mentre il ciclo economico di produzione-distribuzione-consumo si presenta come organizzatore e consumatore di risorse già create.
In quest'ottica come si conciliano le necessità della “natura” con quelle di una società complessa e fortemente non lineare come quella odierna? Parlare genericamente di “sviluppo sostenibile” rischia di essere una comoda foglia di fico. Più utile cercare quei metodi che permettono di avviare il volano di produzioni eco-compatibili, come ad esempio la “Politica Integrata di Prodotto” (Integrated Product Policy - IPP) che attraverso una pluralità di strumenti cerca di contenere gli impatti ambientali associati: Ecolabel, valutazioni d'impatto, analisi del ciclo di vita, ecc.
Si fa strada la maturazione di una tale coscienza anche nella Pubblica Amministrazione, con l'accordo “Europa 2020”, promulgato dalla Commissione Europea per tracciare le strategie dello sviluppo Europea per la prossima decade, al quale è strettamente collegato il Patto dei Sindaci, un protocollo liberamente sottoscritto dalle Amministrazioni Comunali, che si impegnano ad adottare volontariamente specifiche misura di tutela dell'Ambiente, strategie di abbattimento delle emissioni di gas ad effetto serra e sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Una delle misure più interessanti in questo senso è il Green Public Procurement (GPP), ossia la corsia preferenziale che le Pubbliche amministrazioni dovrebbero riservare ad acquisti a ridotto impatto ambientale: risulta chiaro che se una parte consistente di amministrazioni pubbliche incrementerà la propria domanda di prodotti “ecologici” ci sarà un effetto enorme sul mercato dei prodotti compatibili con l’ambiente e l’industria sarà portata ad aumentarne sensibilmente la produzione e contenerne i costi.
Nel suo complesso il GPP ha la capacità potenziale di:
• influenzare il mercato, quindi anche gli stakeholders che operano intorno ad esso (imprese, altri consumatori);
• favorire l’integrazione delle considerazioni ambientali nelle politiche di altre settori;
• facilitare l’integrazione ed attuazione di svariati strumenti nell’ambito delle politiche integrate di prodotto degli enti locali.
Inoltre va osservato che l’acquisto di beni e servizi a impatto ambientale ridotto può essere asservito al raggiungimento di obiettivi di protezione ambientale specifici (riduzione dei consumi complessivi; risparmio energetico, riduzione della produzione dei rifiuti, ecc.). Ma attenzione: prodotti e servizi a impatto ambientale ridotto, per poter essere considerati tali, devono possedere dei requisiti specifici. La maniera più diretta per verificare che un prodotto/servizio abbia tali requisiti è quel la di fare riferimento ai criteri ecologici che il prodotto/servizio deve rispettare per ottenere un’etichetta ecologica. Ciò garantisce sia la “scientificità” che la “fattibilità” del criterio ecologico stesso.
Tutto questo ha cominciato a essere recepito a partire dal Piano d’Implementazione di Johannesburg (nell'ambito del World Summit on Sustainable Development del 2002): il Piano indica che le autorità pubbliche dovrebbero essere indirizzate ad integrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile nei processi decisionali, inclusi quelli che riguardano la pianificazione per lo sviluppo locale, gli investimenti e gli acquisti pubblici, attraverso lo sviluppo e la diffusione di prodotti e servizi compatibili con l’ambiente (il GPP, Green Public Procurement).
Questi indirizzi si sono riverberati in Italia nella Strategia d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in Italia, approvata nel 2002 dal Ministero dell’Ambiente che indica gli obiettivi e i target, in termini di beni ecologici acquistati, che la Pubblica Amministrazione dovrebbe raggiungere entro il 2006: l'obiettivo è il 30% dei beni che dovrebbe rispondere a specifici requisiti ecologici. Inoltre il 30-40% del parco dei beni durevoli dovrebbe essere a ridotto consumo energetico.
La Legge Finanziaria 296 del 27 Dicembre 2006 ha previsto infine l’elaborazione di un “Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione”. Il Decreto Interministeriale n. 135 dell’11 Aprile 2008 ha recepito il Piano d’Azione predisposto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ed approvato di concerto con il Ministero dell’Economia.
Le prime norme in materia di acquisti ambientalmente preferibili apparsi a livello nazionale facevano riferimento ad alcuni tipi di materiali di recupero: materiali biodegradabili, carta, plastica, materiali generici. Gli interventi hanno riguardato principalmente la promozione dell’uso della carta riciclata con relativa fissazione di obiettivi minimi di copertura del fabbisogno di prodotti con materiali riciclati che vanno dal 20 al 50%.
Fortunatamente negli ultimi anni si è vista però un’evoluzione del contesto normativo che tende a spronare l’introduzione di sistemi di acquisti verdi e non solo di acquisti di singoli materiali. Ne sono un esempio le “Norme per la promozione degli acquisti pubblici ecologici e per l’introduzione degli aspetti ambientali nelle procedure di acquisto di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche” della Regione Puglia che prevedono che la Regione, le Province, i Comuni con più di 5000 abitanti approvino un Piano d’Azione di durata triennale finalizzato alla definizione di un programma operativo per l’introduzione dei criteri ambientali nelle procedure d’acquisto di beni e servizi e volto a conseguire l’obiettivo di riconversione al termine del triennio di almeno il 30 % delle proprie forniture.
Introdurre seriamente delle pratiche di GPP nella pubblica amministrazione richiede una pianificazione attenta. In particolare devono essere riviste in chiave ecologica le fasi di:
- definizione dell'oggetto;
- definizione delle specifiche tecniche relative;
- selezione dei candidati;
- aggiudicazione;
- esecuzione.
Un elemento chiave per il successo del GPP è l'informazione del personale della PA e soprattutto la raccolta della “best practices” in materia.
ICLEI (International Council for Local Environmental Initiatives) una ONG che coopera attivamente con l'ONU e che raccoglie oltre 1200 Pubbliche Amministrazioni nel Mondo, ha studiato diversi protocolli ed implementato molte iniziative infrastrutturali per aiutare Comuni, Provincie, Regioni e Governi ad integrare il processo GPP, particolarmente apprezzato è Protocollo “Procura +”, ideato per offrire delle linee guida alle Amministrazioni in materia di:
- elettricità da risorse rinnovabili;
- computer e apparecchi elettronici ad alta efficienza energetica;
- cibi biologici per mense, ospedali e catering in genere;
- edifici che rispettino standard elevati di efficienza nel riscaldamento e nel condizionamento;
- servizi per la pulizia orientati alla protezione della salute umana;
- servizi di trasporto pubblico orientati alla qualità e con mezzi ad emissioni ridotte.
Le review effettuate sulle esperienze di GPP hanno mostrato che l’adozione di una strategia di acquisti verdi può portare anche ad una razionalizzazione complessiva delle politiche d’acquisto e quindi a dei benefici economici oltre che ambientali. Inoltre, tutti gli ostacoli legati alla difficoltà di promuovere il cambiamento, che spesso caratterizza diversi settori dell’amministrazione, possono essere superati dall'adozione di una politica organizzata e degli strumenti di supporto idonei all’introduzione del GPP.
martedì 28 febbraio 2012
La figura dell'Energy Manager

La nomina dell'energy manager è obbligatoria per le aziende industriali con consumi superiori ai 10.000 TEP/anno e per aziende di altri settori sopra i 1.000 TEP/anno.
L'energy manager deve svolgere in azienda funzioni di punto di raccolta e coordinamento per tutto quanto riguarda l'uso razionale dell'energia.
Questo incarico comporta:
- Individuazione e raccolta dati di tutte le utenze energetiche da controllare e stesura di un programma per la loro verifica ed aggiornamento;
- Redazione di un piano generale di verifica e controllo, anche predisponendo gli strumenti più opportuni, delle condizioni di funzionamento delle utenze energetiche; controllo della sua attuazione;
- Esame delle eventuali opportunità di interventi, ottimizzazione dell'uso dell'energia e della possibilità di impiego di energie alternative;
- Analisi tecnico-economica di ogni eventuale intervento di ottimizzazione dell'uso dell'energia;
- Redazione di progetti di fattibilità degli interventi che possono essere effettuati;
- Controllo periodico, per ogni utenza, dei consumi energetici per la verifica della validità di eventuali interventi di ottimizzazione dell'uso dell'energia,
- Verifica ed eventuale ottimizzazione dei contratti di fornitura dell'energia;
- Predisposizione di un programma di manutenzione predittiva, preventiva e correttiva per assicurare condizioni ottimali dell'energia.
Tutte queste responsabilità vengono svolte a stretto contatto con le funzioni aziendali (ufficio tecnico, produzione, manutenzione, acquisti) e fanno dell'EM una figura di raccordo che per esperienza personale e qualifiche
Per quanto sopra l'energy manager si candida anche a essere la figura più indicata come Rappresentante della Direzione nel caso l'azienda si voglia certificare ISO50001:2011.
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