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mercoledì 29 maggio 2013

Nuove schede standard dal GSE

Il GSE informa che dal 23 maggio 2013 sono disponibili 4 nuove schede tecniche:
  • n. 33E - rifasamento di motori elettrici presso le utenze
  • n. 34E  - riqualificazione termodinamica del vapore acqueo attraverso la ricompressione meccanica
  • n. 35E - installazione di refrigeratori condensati ad aria e ad acqua in ambito industriale
  • n. 36E - rinstallazione di gruppi di continuità statici ad alta efficienza (UPS)
 A completamento di quanto disposto dal decreto 28 dicembre 2012 continua l’uscita delle nuove schede sui Titoli Efficienza Energetica.
L’elenco completo ed aggiornato delle schede può essere trovato qui:

mercoledì 27 febbraio 2013

Tutti insieme per l'Energia!

I don't mean to put too fine a point on it, but  most people leading energy management programs drill down on the technical aspects and ignore the substantial gains to be had on the "softer," people side. The New York Times ran a good article about how the Obama campaign won the election.There were some good tips on how to engage people that will help in your energy management effort.  Here are six things I took away. But you should read it yourself here.

1. Don't Deny It, Counter It
If someone says, "It makes our work harder," explain how it makes it easier or how it benefits everyone. If it doesn't, you shouldn't be doing it anyway.

2. Get Them to Literally Sign On
A simple voluntary commitment tends to be more persistent if people actually sign something. Meet people one-on-one and ask them to sign an energy awareness pledge card.

3. Reward Their Constancy
A simple statement appreciating past contributions goes a long way to making sure that a person's contribution continues. An opening like, "You've really helped us in the past," shows people you recognize their efforts and it makes them more inclined to continue.

4. Make It A Plan
People who want to help sometimes end up not helping because they don't quite know what to do next. So when you speak with them, make a little plan with them before parting ways. "So what do you think you can do?" Is a good way to make that step. Or, "Can I count on you to keep an eye on that door and make sure it's closed?" People with plans are much more likely to join your effort.

5. Make It a Group
Don't be afraid to mention things that other people are doing. People feel more comfortable and excited when they realize they are part of a group effort.

6. Make It Genuine
Finally, you need to be genuine in your outreach efforts. If you feel at all uncomfortable, it's probably best not to reach out that way. But people respond to authenticity and sincerity. If you're doing this work, it's probably because you have some passion for it. If in doubt, show your passion. People will respond.
  

venerdì 21 settembre 2012

Lista delle ESCo certificate secondo la norma UNI 11352



Tre Energia prima ESCO a certificarsi UNI 11352 nel Nord Est


Lo scorso 7 settembre Tre Energia, la società di Este specializzata in servizi energetici, ha
concluso positivamente l'iter per ottenere la certificazione come “Società che forniscono
servizi energetici” (Esco) secondo la norma Uni Cei 11352:2010. La certificazione è stata
rilasciata da Sgs.
Un risultato che prima di tutto inaugura un nuovo sistema di lavoro: i guadagni
dell'azienda sono vincolati agli effettivi risparmi dei clienti. Una novità questa, che cambia
completamente il modo di pensare al risparmio energetico.
Negli ultimi anni si parla spesso di gestione energetica ecocompatibile, ma nella pratica
sono veramente poche le aziende in grado di erogare servizi completamente ecologici e
rispettosi dell'ambiente.
Tre Energia, che svolge servizi calore per numerosi comuni ed aziende del Veneto
centrale, ha ritenuto fondamentale per il suo programma di sviluppo l'ottenimento di
questa prestigiosa certificazione: con la collaborazione di Energol (la società di consulenza
in campo energetico del gruppo Ethan) è diventata la prima Esco in Veneto ad essere
certificata e una delle prime venti in Italia.
Una certificazione quindi, che rende Tre Energia un punto di riferimento e rappresenta una
delle eccellenze del nord est.
Ma cosa significa tecnicamente essere certificati Esco?
Le Esco sono società in possesso del background tecnico, gestionale e finanziario per
effettuare servizi di gestione dell'energia, quali per esempio diagnosi energetiche, gestione
delle centrali termiche per conto terzi, miglioramento dell'efficienza di impianti esistenti.
Questa tipologia di società è considerata estremamente importante per gli obiettivi che
l'Italia deve raggiungere entro il 2020. Per questo l'Uni ha varato una norma (la Uni
11352) dedicata ai requisiti minimi che una società deve possedere per svolgere questo
tipo di attività.
L'impegno alla corretta gestione dell'energia è inoltre dimostrata dalla contestuale
certificazione ottenuta da Tre Energia secondo lo schema Iso 50001:2011, la nuova norma
per i Sistemi di Gestione dell'Energia (energy management systems).
«Per molte aziende parlare di sostenibilità energetica è diventata una strategia di
marketing – ha commentato Filippo Grossi, Presidente di Tre Energia – Per questo è
fondamentale dare un seguito concreto alle parole, dimostrando le qualità di un'azienda
con una certificazione. Fare parte delle società Esco, non è semplice, ma indubbiamente
significa garantire nero su bianco, che si offrono servizi rispettosi dell'ambiente
essenzialmente per due motivi: primo perchè si riesce ad ottenere un risparmio energetico
concreto, e secondo perchè si rispettano le norme sulla tutela dell'ambiente. Tutto questo
grazie a soluzioni altamente innovative e tecnologie che riducono i tempi di intervento».
«I consumatori sono diventati giustamente diffidenti anche nei confronti delle aziende che
promettono risparmi nei consumi energetici – ha continuato Grossi – Il nostro consiglio è
di affidarsi sempre a chi non si limita ai buoni propositi, ma può vantare servizi certificati,
perchè solo in questo modo si possono evitare truffe e avere garanzie di rispetto
dell'ambiente in cui tutti viviamo. Nel nostro caso abbiamo inaugurato un nuovo modo di
pensare al consumo energetico: il nostro guadagno, è infatti vincolato all'effettivo
risparmio dei nostri clienti».
«Il segreto del nostro successo è quindi un risparmio dovuto al minor consumo di risorse
grazie all'utilizzo delle ultime tecnologie impiantistiche – ha concluso Grossi – Consumare
meno risorse significa spenderemo meno, ma anche inquinare meno. Questa è la strada
che intendiamo percorrere e ci impegneremo per vincere la sfida dei servizi energetici».

lunedì 6 agosto 2012

Le novità del Decreto Sviluppo per la mobilità elettrica


A partire dal 1° giugno 2014 gli edifici non residenziali di nuova costruzione dalla superficie di almeno 500 metri quadri dovranno avere una o più colonnine di ricarica per le auto elettriche. Uffici, negozi e altre attività commerciali o industriali, quindi, apriranno la strada alla diffusione delle auto ecologiche.
La novità è prevista da un emendamento al Decreto Sviluppo, attualmente in discussione alla Camera, che per incentivare lo sviluppo della mobilità sostenibile stanzia anche 210 milioni di euro in tre anni (dal 2012 al 2014). Soldi pubblici, molto pochi a dire il vero, che serviranno per abbattere i costi sia delle auto elettriche che delle colonnine di ricarica.
Riguardo all’obbligo per gli edifici, invece, nell’emendamento viene previsto che siano le Regioni a normare l’applicazione della legge nazionale. Partendo però dal presupposto che le infrastrutture di ricarica debbano essere sempre considerate opere di urbanizzazione primaria, cioè esenti dal contributo di costruzione. I dettagli sui quali dovranno lavorare le Regioni, invece, riguardano soprattutto le modifiche da apportare agli strumenti di programmazione urbanistica. Bisognerà, in pratica, aggiornare i PRG inserendo il nuovo obbligo per le attività commerciali, industriali e gli uffici.

lunedì 11 giugno 2012

Dm Ambiente 7 marzo 2012: nuove occasioni per le ESCo


“Adozione dei criteri ambientali minimi da inserire nei bandi di gara della PA” 
Il nuovo Dm Ambiente 7 marzo 2012 ha definito i criteri ambientali minimi che le pubbliche amministrazioni devono inserire nei bandi di gara per l’acquisto dei seguenti servizi energetici degli edifici, affinché i relativi contratti d’appalto possano essere definiti verdi, quali ad esempio:
-          servizio di illuminazione e forza motrice
-          servizi relativi alla mobilità elettrica
-          servizio di climatizzazione

Tra i requisiti chiesti dal DM si segnale che “Oltre a quanto previsto dalle leggi vigenti, i candidati per essere ammessi  alla gara d’appalto debbono avere capacità organizzativa, diagnostica, progettuale, gestionale, economica e finanziaria almeno pari a quelle previste dalla norma Uni Cei 11352 sulle società che forniscono servizi energetici e disporre di personale con le competenze tecniche necessarie a realizzare correttamente il servizio, riducendone gli impatti ambientali”.
Il rispetto di tale criterio è dimostrato dalla presentazione da certificazione di parte terza che attesti il rispetto dei requisiti di cui alla norma Uni Cei 11339 o il rispetto dei requisiti di cui alla norma Uni Cei 11352.

ENERGOL, struttura di eccellenza per la consulenza in campo energetico, propone per la esperienza per:
-          consulenza orientata alla certificazione UNI 11352;
-          assunzione incarichi Esperto in Gestione Energia secondo UNI 11339.
-          consulenza sulla contrattualistica ESCO;
-          ottenimento dei Titoli di Efficienza Energetica;
 CHIEDI AD ENERGOL INFORMAZIONI SUL SERVIZO: TELEFONA A ENERGOL ALLO 0444-414125

martedì 22 maggio 2012

La certificazione ISO 50001 delle amministrazioni comunali


Premessa 

Il mercato è sempre più attento ai temi ambientali, e le amministrazioni pubbliche allo stesso tempo non possono ignorare l’aumento dei costi dell’energia, per cui uno standard che stabilisce dei requisiti minimi per ridurre l’inquinamento e ad anche i consumi (costi) energetici è sempre più una esigenza condivisa. Così ottimizzare i consumi energetici è diventata la chiave per superare l’aumento dei costi, ma anche per migliorare la reputazione di un’amministrazione e dimostrare l’impegno il suo impegno per la sostenibilità ambientale.
Le politiche orientate al risparmio energetico ed all’aumento dell’efficienza energetica comunale rientrano nel quadro di iniziative previste dal P.E.R. (Piano Energetico Regionale), che prevede all’interno delle linee guida autonomia amministrativa per i Comuni intenzionati a perseguire politiche di miglioramento per il territorio.
L’evoluzione tecnologica e la sperimentazione di nuove tecniche, per arrivare alla realizzazione di “reti intelligenti” (smart grid), rappresentano obiettivi di miglioramento di gestione dell’energia che sono attuabili anche su scala locale.
Per realizzare azioni integrate, orientate allo sviluppo sostenibile del territorio, ma soprattutto al risparmio energetico, si propone all’Amministrazione un primo passo verso la certificazione energetica del territorio; l’ottenimento della certificazione ISO 50001:2012 richiede un’azione combinata che vede coinvolto l’ufficio tecnico comunale per le diverse fasi dell’analisi energetica. La fase conclusiva prevede la redazione di un documento analitico che analizza tutte le variabili energetiche del territorio e propone, anche in base alle priorità dell’Amministrazione comunale, azioni di miglioramento e di sviluppo non solo dell’efficienza ma anche del contesto sociale a favore dei cittadini.
Al termine dell’iter di certificazione è importante l’azione di formazione ed informazione per la realizzazione degli obiettivi che non riguardano solo l’Amministrazione comunale ma anche, attraverso sistemi incentivanti, che coinvolgono tutti gli attori locali del territorio di riferimento.
Nel seguito si descrivono brevemente gli step necessari per portare alla certificazione energetica il territorio comunale, qui rappresentato dall’Amministrazione. 

1) Diagnosi energetica

La diagnosi energetica è lo strumento fondamentale per mettere ordine negli interventi di efficientamento che un organizzazione vuole implementare: la diagnosi deve partire necessariamente da un'analisi energetica del patrimonio edilizio e quindi da un censimento di tutti i consumi di energia primaria e delle eventuali produzioni di energia interne all’amministrazione comunale.
Questa analisi deve essere condotta su un periodo significativo: almeno 1 anno e comunque un periodo che comprenda eventuali ciclicità dell’impiego delle risorse energetiche. Vanno individuati gli usi e consumi energetici dividendoli per esempio per area di consumo secondo l'organizzazione dell’ente (climatizzazione, illuminazione pubblica, ecc.)  o per tipo di energia utilizzato: vanno presi in considerazione combustibili fossili (gas naturale, gasolio, carbone, ecc.), fonti energetiche interne (scarti di produzione termovalorizzati, residui organici usati per la produzione di biogas, impianti fotovoltaici, eolici, ecc.), vettori energetici acquistati all'esterno (EE, vapore, aria compressa, ecc.).
Tali usi e consumi vanno valorizzati su una base comune (p.e. TEP o MJ) per avere una stima dell'incidenza statistica sul consumo totale dell’organizzazione. Questa stima serve anche per individuare delle soglie di significatività al di sotto della quale il consumo può essere monitorato con minore attenzione.
A questo punto  vanno valutate le opportunità di miglioramento su ciascuna area di consumo, valutando contemporaneamente idoneità delle procedure utilizzate, idoneità del controllo operativo, confronto con le best practices.
Dove si rilevi, per uno o più di questi motivi, consumi superiori alle attese si prospetta un'opportunità di miglioramento che può riguardare:

-        implementazione di nuove procedure;
-        miglioramento del controllo operativo: p.e. affinamento dei compiti di controllo dell’ufficio tecnico, aumento delle frequenze di manutenzione delle apparecchiature;
-        interventi impiantistici: utilizzo di attrezzature a più alta efficienza, nuovi corpi luminosi, ecc.

Di ciascuno degli interventi individuati andrà indicato:

-        costo indicativo dell'implementazione;
-        eventuali incentivi disponibili;
-        risparmio conseguibile;
-        ritorno economico (ad esempio pay-back, TIR, VAN).

Per interventi particolarmente onerosi deve essere redatta una sensitivity analisys ai principali parametri che possono influenzare l'investimento.


2) Censimento energetico

Contemporaneamente al passo precedente verrà portato avanti un censimento energetico delle opportunità di produzione di energia presenti sul territorio. Si valuteranno in particolare:

-          disponibilità di superfici con possibilità di installazione di impianto fotovoltaici;
-          utilizzo di scarti agriforestali per riscaldamento / cogenerazione;
-          disponibilità di salti idraulici per produzione di energia idroelettrica.

Di ciascuno degli interventi individuati andrà indicato:

-        fattibilità legislativa;
-        costo indicativo dell'implementazione;
-        eventuali incentivi disponibili;
-        risparmio conseguibile;
-        ritorno economico (ad esempio pay-back, TIR, VAN).

3) Certificazione ISO 50001

Con i dati reperiti nei due passaggi precedenti l’Ente potrà implementare un Sistema di Gestione dell’Energia conforme alla norma ISO 50001:2012.
I principali vantaggi per un’amministrazione apportati dalla Certificazione ISO 50001 sono da mettere in evidenza:

-          la possibilità di valutare l’efficienza del proprio sistema di gestione dell’energia;
-          la possibilità di porre in essere una serie di sistematiche azioni per migliorarlo;
-          il miglioramento continuo del sistema di gestione dell’energia e dei risultati ottenuti;
-          la riduzione dei costi e dei rischi;
-          la possibilità di comunicate a tutti i portatori di interesse il proprio impegno per la protezione dell’ambiente.

mercoledì 7 marzo 2012

La Pubblica Amministrazione e la tematica degli Acquisti Verdi


Quando si cerca di interpretare il panorama “ecologico” di questo scorcio di XXI secolo, alcune delle chiavi più importanti le dà Georgescu-Roegen, il grande economista ecologico rumeno: solo la natura produce ricchezza e si presenta come realmente produttiva (che “produce” realmente qualcosa) mentre il ciclo economico di produzione-distribuzione-consumo si presenta come organizzatore e consumatore di risorse già create.
In quest'ottica come si conciliano le necessità della “natura” con quelle di una società complessa e fortemente non lineare come quella odierna? Parlare genericamente di “sviluppo sostenibile” rischia di essere una comoda foglia di fico. Più utile cercare quei metodi che permettono di avviare il volano di produzioni eco-compatibili, come ad esempio la “Politica Integrata di Prodotto” (Integrated Product Policy - IPP) che attraverso una pluralità di strumenti cerca di contenere gli impatti ambientali associati: Ecolabel, valutazioni d'impatto, analisi del ciclo di vita, ecc.
Si fa strada la maturazione di una tale coscienza anche nella Pubblica Amministrazione, con l'accordo “Europa 2020”, promulgato dalla Commissione Europea per tracciare le strategie dello sviluppo Europea per la prossima decade, al quale è strettamente collegato il Patto dei Sindaci, un protocollo liberamente sottoscritto dalle Amministrazioni Comunali, che si impegnano ad adottare volontariamente specifiche misura di tutela dell'Ambiente, strategie di abbattimento delle emissioni di gas ad effetto serra e sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Una delle misure più interessanti in questo senso è il Green Public Procurement (GPP), ossia la corsia preferenziale che le Pubbliche amministrazioni dovrebbero riservare ad acquisti a ridotto impatto ambientale: risulta chiaro che se una parte consistente di amministrazioni pubbliche incrementerà la propria domanda di prodotti “ecologici” ci sarà un effetto enorme sul mercato dei prodotti compatibili con l’ambiente e l’industria sarà portata ad aumentarne sensibilmente la produzione e contenerne i costi.
Nel suo complesso il GPP ha la capacità potenziale di:
• influenzare il mercato, quindi anche gli stakeholders che operano intorno ad esso (imprese, altri consumatori);
• favorire l’integrazione delle considerazioni ambientali nelle politiche di altre settori;
• facilitare l’integrazione ed attuazione di svariati strumenti nell’ambito delle politiche integrate di prodotto degli enti locali.
Inoltre va osservato che l’acquisto di beni e servizi a impatto ambientale ridotto può essere asservito al raggiungimento di obiettivi di protezione ambientale specifici (riduzione dei consumi complessivi; risparmio energetico, riduzione della produzione dei rifiuti, ecc.). Ma attenzione: prodotti e servizi a impatto ambientale ridotto, per poter essere considerati tali, devono possedere dei requisiti specifici. La maniera più diretta per verificare che un prodotto/servizio abbia tali requisiti è quel la di fare riferimento ai criteri ecologici che il prodotto/servizio deve rispettare per ottenere un’etichetta ecologica. Ciò garantisce sia la “scientificità” che la “fattibilità” del criterio ecologico stesso.
Tutto questo ha cominciato a essere recepito a partire dal Piano d’Implementazione di Johannesburg (nell'ambito del World Summit on Sustainable Development del 2002): il Piano indica che le autorità pubbliche dovrebbero essere indirizzate ad integrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile nei processi decisionali, inclusi quelli che riguardano la pianificazione per lo sviluppo locale, gli investimenti e gli acquisti pubblici, attraverso lo sviluppo e la diffusione di prodotti e servizi compatibili con l’ambiente (il GPP, Green Public Procurement).
Questi indirizzi si sono riverberati in Italia nella Strategia d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in Italia, approvata nel 2002 dal Ministero dell’Ambiente che indica gli obiettivi e i target, in termini di beni ecologici acquistati, che la Pubblica Amministrazione dovrebbe raggiungere entro il 2006: l'obiettivo è il 30% dei beni che dovrebbe rispondere a specifici requisiti ecologici. Inoltre il 30-40% del parco dei beni durevoli dovrebbe essere a ridotto consumo energetico.
La Legge Finanziaria 296 del 27 Dicembre 2006 ha previsto infine l’elaborazione di un “Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione”. Il Decreto Interministeriale n. 135 dell’11 Aprile 2008 ha recepito il Piano d’Azione predisposto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ed approvato di concerto con il Ministero dell’Economia.
Le prime norme in materia di acquisti ambientalmente preferibili apparsi a livello nazionale facevano riferimento ad alcuni tipi di materiali di recupero: materiali biodegradabili, carta, plastica, materiali generici. Gli interventi hanno riguardato principalmente la promozione dell’uso della carta riciclata con relativa fissazione di obiettivi minimi di copertura del fabbisogno di prodotti con materiali riciclati che vanno dal 20 al 50%.
Fortunatamente negli ultimi anni si è vista però un’evoluzione del contesto normativo che tende a spronare l’introduzione di sistemi di acquisti verdi e non solo di acquisti di singoli materiali. Ne sono un esempio le “Norme per la promozione degli acquisti pubblici ecologici e per l’introduzione degli aspetti ambientali nelle procedure di acquisto di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche” della Regione Puglia che prevedono che la Regione, le Province, i Comuni con più di 5000 abitanti approvino un Piano d’Azione di durata triennale finalizzato alla definizione di un programma operativo per l’introduzione dei criteri ambientali nelle procedure d’acquisto di beni e servizi e volto a conseguire l’obiettivo di riconversione al termine del triennio di almeno il 30 % delle proprie forniture.
Introdurre seriamente delle pratiche di GPP nella pubblica amministrazione richiede una pianificazione attenta. In particolare devono essere riviste in chiave ecologica le fasi di:
  • definizione dell'oggetto;
  • definizione delle specifiche tecniche relative;
  • selezione dei candidati;
  • aggiudicazione;
  • esecuzione.
Un elemento chiave per il successo del GPP è l'informazione del personale della PA e soprattutto la raccolta della “best practices” in materia.
ICLEI (International Council for Local Environmental Initiatives) una ONG che coopera attivamente con l'ONU e che raccoglie oltre 1200 Pubbliche Amministrazioni nel Mondo, ha studiato diversi protocolli ed implementato molte iniziative infrastrutturali per aiutare Comuni, Provincie, Regioni e Governi ad integrare il processo GPP, particolarmente apprezzato è Protocollo “Procura +”, ideato per offrire delle linee guida alle Amministrazioni in materia di:
  • elettricità da risorse rinnovabili;
  • computer e apparecchi elettronici ad alta efficienza energetica;
  • cibi biologici per mense, ospedali e catering in genere;
  • edifici che rispettino standard elevati di efficienza nel riscaldamento e nel condizionamento;
  • servizi per la pulizia orientati alla protezione della salute umana;
  • servizi di trasporto pubblico orientati alla qualità e con mezzi ad emissioni ridotte.
Le review effettuate sulle esperienze di GPP hanno mostrato che l’adozione di una strategia di acquisti verdi può portare anche ad una razionalizzazione complessiva delle politiche d’acquisto e quindi a dei benefici economici oltre che ambientali. Inoltre, tutti gli ostacoli legati alla difficoltà di promuovere il cambiamento, che spesso caratterizza diversi settori dell’amministrazione, possono essere superati dall'adozione di una politica organizzata e degli strumenti di supporto idonei all’introduzione del GPP.

martedì 28 febbraio 2012

La figura dell'Energy Manager


La nomina dell'energy manager è obbligatoria per le aziende industriali con consumi superiori ai 10.000 TEP/anno e per aziende di altri settori sopra i 1.000 TEP/anno.
L'energy manager deve svolgere in azienda funzioni di punto di raccolta e coordinamento per tutto quanto riguarda l'uso razionale dell'energia.
Questo incarico comporta:
  • Individuazione e raccolta dati di tutte le utenze energetiche da controllare e stesura di un programma per la loro verifica ed aggiornamento;
  • Redazione di un piano generale di verifica e controllo, anche predisponendo gli strumenti più opportuni, delle condizioni di funzionamento delle utenze energetiche; controllo della sua attuazione;
  • Esame delle eventuali opportunità di interventi, ottimizzazione dell'uso dell'energia e della possibilità di impiego di energie alternative;
  • Analisi tecnico-economica di ogni eventuale intervento di ottimizzazione dell'uso dell'energia;
  • Redazione di progetti di fattibilità degli interventi che possono essere effettuati;
  • Controllo periodico, per ogni utenza, dei consumi energetici per la verifica della validità di eventuali interventi di ottimizzazione dell'uso dell'energia,
  • Verifica ed eventuale ottimizzazione dei contratti di fornitura dell'energia;
  • Predisposizione di un programma di manutenzione predittiva, preventiva e correttiva per assicurare condizioni ottimali dell'energia.
Tutte queste responsabilità vengono svolte a stretto contatto con le funzioni aziendali (ufficio tecnico, produzione, manutenzione, acquisti) e fanno dell'EM una figura di raccordo che per esperienza personale e qualifiche
Per quanto sopra l'energy manager si candida anche a essere la figura più indicata come Rappresentante della Direzione nel caso l'azienda si voglia certificare ISO50001:2011.