venerdì 23 marzo 2012

Ciclo Rankine a cippato di legno


Descrizione impianto

L'impianto in oggetto è del tipo a ciclo vapore Rankine, basato sulla combustione in caldaia di un combustibile (ad esempio biomassa legnosa come quella scelta nel presente studio - cippato con umidità max 55%, con ottimale tra il 40-45%) allo scopo di produrre vapore da espandere in una turbina collegata ad un alternatore, con produzione di energia elettrica.

Caldaia
L’apporto del combustibile al focolare è garantito da un sistema automatico di caricamento operante in continuo che, in maniera automatizzata, si adatta alle richieste del sistema di regolazione della combustione. La caldaia prevista è costituita sostanzialmente da due banchi di tubazioni: la prima caratterizzata da scambio termico prevalentemente per irraggiamento (allo scopo di surriscaldare il vapore), la seconda caratterizzata da scambio termico a convezione (dedicato alla vaporizzazione dell'acqua di alimento).

Condensatore
Il condensatore scelto è un’aero-condensatore dimensionato per condensare la massima portata allo scarico turbina alla pressione di 0,2 bara. Il condensatore è completo di gruppo del vuoto con pompa ad anello liquido.

Sezione Fumi
Il trattamento dei fumi di combustione è composto essenzialmente da:
  • elettrofiltro: è alloggiato all’interno dell’edificio su un’apposita struttura ed è dimensionato per garantirne il corretto funzionamento anche nelle condizioni d’esercizio più severe. Le ceneri separate sono raccolte nella tramoggia sottostante ove una coclea provvede al loro conferimento al redler che a sua volta le scarica nel silo
  • reucperatore fumi: ha il compito di riscaldarel’aria comburente fino a 120°C. Detto scambiatore è installato immediatamente prima del ventilatore esaustore e consente, a fronte di un maggior investimento iniziale, un ulteriore recupero energetico.

Turbina
Il vapore proveniente dalla caldaia viene immesso nella turbina attraverso una valvola di regolazione, controllata dal quadro controllo turbina. Il vapore si espande attraverso i vari stadi statorici e rotorici fino ad una pressione di scarico di circa 0,20 bara in funzione della temperatura dell’aria esterna.

Ausiliari
Comprendono: Sistema di produzione, comprensivo di serbatoio di accumulo, di acqua demineralizzata e linea di reintegro al degasatore con gruppo di regolazione modulante completo di piping e strumentazione. Il degasaggio dell'acqua di alimento viene effettuato termicamente tramite un prelievo di vapore a media pressione.
La turbina a vapore ed i suoi ausiliari (centralina olio, viratore, ecc.) vengono controllati e regolati per mezzo di un PLC che gestisce tutti i blocchi, le protezioni e le sequenze di avviamento, fermata, presa di carico e fermata di emergenza.

Modalità operativa
Il funzionamento dell’alternatore è previsto sempre collegato in parallelo con la rete esterna al fine di cedere l’energia elettrica prodotta in eccesso. Tuttavia, per condizioni particolari, il sistema potrà essere predisposto per la marcia in “isola” consentendo di operare con l’impianto anche senza la connessione con la rete elettrica.

venerdì 16 marzo 2012

Progettare l'innovazione: la gasificazione della pollina


Introduzione

 Lo smaltimento della pollina da allevamenti avicoli è oggi uno tra i principali problemi gestionali del settore a livello nazionale nazionale. Lo spandimento di pollina su terreno agricolo, prassi consolidata, sta andando via via perdendo applicabilità a causa dell’aumento dei costi di affitto dei terreni agricoli e del costo dell’operazione di spandimento.
 Il problema sta creando forti preoccupazioni agli avicoltori tanto da spingere la nascita di iniziative sperimentali volte ad affrontare in modo scientifico il problema, che contribuisce ad aumentare i costi di produzione del settore, alla ricerca di una soluzione tecnicamente praticabile ed economicamente ed ambientalmente sostenibile.
 Queste iniziative però si scontrano con l’attuale legislazione in materia di energia che vieta l’impiego di pollina per produzione di energia se non in impianti dedicati di potenza superiore a 6 MW.
 Le linee di progetto qui descritte intendono proporre un paniere di soluzioni alternative e complementari, in grado di garantire un sistema di soluzioni alla questione dello smaltimento della Pollina ed in grado di rappresentare una piattaforma sperimentale per la sperimentazione di filoni innovativi nel settore.
 Il progetto, quindi, si basa sullo studio di un sistema territoriale esteso (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna nord orientale), sull'analisi di specifiche esigenze locali e delle principali aziende avicole e delle filiere interconnesse e sulle tecnologie in grado di assicurare non solo la sostenibilità ambientale, ma anche il maggior valore aggiunto e lo sviluppo delle filiere e dell'indotto connessi in tali territori.
 Fasi del progetto
 Il progetto è articolato nelle seguenti fasi: 
  1. CostituzionedelloSteeringCommittee:sitrattadelgruppodilavorochedevepredisporreilpooldisoluzionipossibilisecondoicriterisisostenibilitàambientale,economicaedistituzionale,ècaratterizzatodaunainoppugnabilecompetenzascientificaedacomprovaterelazioniindustrialiedistituzionali,inmododagarantireilmigliorapprocciosistemicoallaproblematica.Ilpoolhatraicomponentifondanti:
    • Cifra – Centro Interdipartimentale di Formazione e Ricerca Ambientale dell'Università di Udine,
    • Cisver – Comitato Italiano per lo Sviluppo delle Energie Rinnovabili,
    • Dipic – Dipartimento di Principi e Impianti di Ingegneria Chimica dell'Università di Padova,
    • Energol S.r.l.,
    • Veniceproject S.r.l.
  2. Definizione del primo Customers Pool :l'avvio del progetto deve essere garantito da una committenza che abbia contemporaneamente una capacità di indirizzo (rappresentando in modo significativo il settore avicolo) e d una capacità di finanziamento del progetto stesso.
  3. Definizione del Master Projectsulla base delle linee guida impostate dallo Steering Committee sulla base delle priorità del Customer sPool, viene definito il Master Project che deve prendere in considerazione le seguenti aree:
    • tecnologie disponibili, stato ed evoluzioni possibili,
    • vincoli normativi nel territorio di competenza,
    • organizzazione di filiera nel territorio di competenza, stato ed evoluzioni possibili,
    • soluzioni di massima affidabilità
    • impatti dell'innovazione tecnologica e dell'innovazione di processo
    • soluzioni di massima resa tecnica ed economica.
Il Master Project, quindi, prevede le seguenti fasi:
      1. studio di fattibilità di massima
      2. determinazione dei sottoprogetti
      3. studio di fattibilità dei sottoprogetti
  1. Gestionedelconsensoterritoriale:ilcoinvolgimentoterritorialeènecessarioalfinedideterminarelaconduzionedelProgettoinmodoconcordeagliinteressiedallepotenzialitàdelterritoriostesso,sedaunaparteilprogettodiorganizzazionedellefilieranecessitadiunaapprofonditaconoscenzadeglioperatoricoinvolgibilitramiteleAssociazionidiCategoria,dall'altroildialogoconlaPubblicaAmministrazioneLocalepermettediarticolaresoluzionicompatibilisiacongliiterautorizzativicheconleaspirazionidisviluppodeiterritori.Ilprocessodigestionedelconsensoterritorialedeveculminareinunoopiùmomentidiincontrodellevariepartiingioco,alloscopodidefinireinmododettagliatoqualioperatorisonointeressatiadentrareinfiliera,qualiadinvestire,qualiistituzionivoglionogiocareunruoloattivoelecondizionielenecessitàdellePubblicheAmministrazioni.
  2. DefinizionedelsecondoCustomersPool,projectfinancingefundraising:aseguitodeimomentidiincontrodellepartiingioco,sidefinisceunsecondogruppodicommittenza,chedeveesserecaratterizzatodaunacapacitàdiindirizzochesiintegriaquelladelprimogruppodicommittenzeedun'autonomacapacitàdifinanziamento;inquestafaseilMasterProjectedisottoprogettivengonoriorganizzatialfinedapoterlipresentareinmodocoerentealleproceduredifinanziamentodapartedell'UE(VII°ProgrammaQuadro,Cordis,ecc)edapartedegliEntiRegionali(Docup,POR,Leggisuidistretti,ecc).
  3. AvviodelMasterProjectedeisottoprogetti:unavoltadefinitelecomponentidelProgetto,letecnologiedominantiedimodelliorganizzativi,unavoltaconsolidatoilGruppodiCommittenzaecompletatiglistudidifattibilitàdeisottoprogetti,sientranellafasepredisposizionedeiprogettipreliminariedell'avviodell'iterautorizzativo.
  4. Faseesecutiva:lafaseesecutivainiziaconlapredisposizionedeiprogettiesecutivieprosegueconl'accantieramentodegliimpianti,lamodificadelleproceduregestionalidelleaziendecoinvolte,finoall'entratainregimedellefiliera.


Considerazioni preliminari


Ad oggi la valorizzazione energetica della Pollina presenta problematiche legate all'emissione di Ossidi di Azoto (NOx) superiori alla norma, le vie percorribili sembrano concentrarsi su due alternative:
  • integrazione del mix alimentante della valorizzazione energetica fino a far rientrare le emissione di NOx nei livelli di norma.
  • degradazione termica in assenza di ossigeno (gasificazione),

Una terza via può essere quella di produzione di biogas, nella quale l’eliminazione degli Ossidi di Azoto può avvenire a valle utilizzando biofiltri ad alghe che assimilano NOx e CO2 per il l'accrescimento forzato, alghe che poi possono essere impiegate come emendante o nella cosmesi.
 Per garantire il più rapido avvio del progetto, si può realizzare un impianto per la produzione di energia elettrica e calore tramite valorizzazione termica di biomassa (della potenza indicativa di 8-10 MW), nell'attesa che partano le attività di sperimentazione e che si definiscano i sottoprogetti innovativi che garantiscano le soluzioni di massima resa tecnica ed economica, si può richiedere l'autorizzazione ad alimentare l'impianto di termovalorizzazione con un 15 – 20% (15-20.000 tonn/anno) di pollina, in modo che le emissioni siano ampiamente entro i limiti di legge.
 Filoni di sperimentazione
 Dalle indagini preliminari condotte si sono individuati tre filoni di sperimentazione meritevoli di approfondimento:
  • gasificazione della pollina a fini energetici;
  • ottimizzazione dei parametri di combustione del materiale tramite ossigeno puro;
  • maturazione del materiale e produzione di emendante a uso agricolo.

Gassificazione della pollina a fini energetici

 La gassificazione consiste nell'ossidazione incompleta di biomasse solide o liquide in un ambiente ad elevata temperatura (800÷1000°C) per la produzione di un gas combustibile (detto syngas, composto da H2, CO, CxHy, N2, CO2, in proporzioni variabili secondo il tipo di biomassa e dal tipo di gassificatore usato). La gassificazione della pollina permette quindi di ottenere un gas combustibile che può essere facilmente purificato prima dell’utilizzazione, con conseguenti vantaggi per il rispetto dei limti di emissione al camino.

venerdì 9 marzo 2012

Ecobungalow: concept di sostenibilità


L’utilizzo di diverse fonti rinnovabili e di altrettante tecnologie per la produzione di energia è una scelta mirata ad una gestione sostenibile del territorio, che permette di sfruttarne al meglio le risorse (energetiche, idriche, agricole,..) senza però comprometterne irreversibilmente la funzionalità.
I diversi sistemi sono integrati in modo tale da minimizzare l’apporto di energia esterna e garantire allo stesso tempo il funzionamento dell’intero complesso nel caso venga a mancare un elemento.
Così l’energia elettrica generata dalla pala eolica e dagli impianti fotovoltaici è garantita anche in caso di blackout; viceversa il sistema è alimentato dalla rete di distribuzione nel caso di un guasto agli impianti.
Nel centro servizi l’impianto solare termico fornisce parte dell’acqua calda al ristorante, ai servizi igienici centrali e alle altre strutture, riducendo così i consumi di gas o di gasolio per l’alimentazione della caldaia.
Nei bungalow invece sia l’acqua calda che il riscaldamento, necessario per brevi periodi durante l’anno, sfruttano l’energia elettrica fornita dall’impianto fotovoltaico.
Qui il sistema di raccolta delle acque bianche, utilizzate per lo scarico del wc, consente una riduzione dei consumi di acqua potabile. Inoltre l’intero sistema di scarico dei bungalow (acque nere e acque grigie) confluisce alla vasca di fitodepurazione interrata e poi ad un serbatoio di raccolta delle acque depurate da utilizzare per l’irrigazione dell’orto e delle aree verdi, con un ulteriore risparmio di acqua potabile.
Infine il sistema di raccolta dei rifiuti organici, dislocato nei bungalow e nel centro servizi, permette di ottenere concime biologico per l’orto e le piante.
Un altro aspetto importante per la sinergia dei vari sistemi è la disposizione degli spazi all’interno dell’area del camping, che può essere suddivisa in zone di utilizzo (per es. zona abitativa, zona agricola, zona ricreativa, zona infrastrutture e servizi,…). Questo permette di disporre le varie strutture, compatibilmente con le caratteristiche naturali e morfologiche dell’area, in modo da limitare la dispersione dei flussi di energia, l’impatto antropico, gli spostamenti ed ogni possibile danno all’ambiente e alle sue risorse.
E’ per questo che, ad esempio, la vasca di fitodepurazione dovrà trovarsi nei pressi dei bungalow da cui riceve i reflui e così l’orto sorgerà a ridosso del serbatoio di raccolta delle acque depurate destinate all’irrigazione.
Questo approccio alla gestione del territorio deriva dalla Permacultura, una pratica integrata di progettazione e conservazione consapevole ed etica dei sistemi produttivi che si basa su alcuni principi:
Individuare le relazioni funzionali fra i vari elementi di un sistema naturale;
Ogni elemento in un sistema naturale svolge molte funzioni, bisogna cercare di sfruttare tutte le potenzialità di ogni elemento;
Ogni funzione può essere esercitata da più elementi. E’ necessario progettare in modo che tutte le funzioni importanti possano essere svolte anche quando qualche elemento non funziona;
Favorire la biodiversità: progettare in modo da aumentare le relazioni fra gli elementi piuttosto che il numero di elementi;
Minimizzare l’apporto di energia esterna, progettando sistemi che sfruttano le risorse presenti in loco, riciclare e riutilizzare il più possibile.

In questo modo le funzioni delle persone, delle piante, degli animali e della terra sono riconosciute ed integrate per massimizzare i risultati e realizzare ambienti umani sostenibili. Il progetto prevede l’installazione di impianti di alimentazione che utilizzano energie da fonti rinnovabili diverse:

Eolico
E’ prevista l’installazione di un impianto microeolico con potenza nominale di 3 kW. Questo sarà alimentato da un generatore ad asse verticale, capace di sfruttare qualsiasi direzione del vento, resistente alle forti raffiche e con un basso impatto acustico e visivo. L’impianto contribuirà, attraverso il sistema di distribuzione, a fornire l’energia elettrica necessaria alle attività del centro servizi, alle piazzole del camping e all’illuminazione notturna. Ciò permetterà di risparmiare sui consumi di energia elettrica acquistata dalla rete e di ridurre le emissioni di CO2, SO2, NO2.

Solare termico
Sul tetto del centro servizi saranno applicati dei collettori piani diretti (8 mq circa di superficie totale), collegati ad un serbatoio captante posto nel sottotetto e ad una caldaia di integrazione. Questo impianto permetterà di fornire parte dell’acqua calda necessaria ai servizi, al ristorante e alla reception, con un notevole risparmio energetico e una riduzione delle emissioni di CO2.

Fotovoltaico
Ognuno dei quattro bungalow sarà dotato di un piccolo impianto fotovoltaico (1 kW) per la produzione di energia elettrica. Ogni impianto è costituito da una serie di moduli fotovoltaici posti sul tetto spiovente del bungalow (7 mq circa di superficie) collegati ad un inverter installato a parete all’interno dell’abitazione.
Questo sistema fornirà l’energia elettrica necessaria ai servizi del bungalow, compresi il riscaldamento dell’acqua (attraverso boiler elettrico) e dell’ambiente nei periodi più freddi. E’ infatti prevista l’installazione di un sistema di riscaldamento radiante, costituito da una serie di serpentine alimentate elettricamente, poste sotto il pavimento della camera da letto.
I bungalow sono comunque collegati alla rete di distribuzione nel caso l’energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico sia insufficiente. Anche questo impianto consentirà un risparmio sui consumi di energia elettrica e un minore inquinamento legato alle emissioni di CO2, SO2, NO2.

Altri sistemi di recupero in dotazione ai bungalow
Ogni bungalow sarà dotato di una serra per la coltivazione di piccole piante (aromatiche e ornamentali) e la raccolta dei rifiuti organici prodotti.
La serra permetterà poi di nascondere un sistema di raccolta delle acque bianche. Questo sistema consentirà di raccogliere l’acqua piovana captata dal tetto e utilizzarla per lo scarico del wc.

Fitodepurazione
E’ in progetto la realizzazione di un sistema di fitodepurazione, posto nei pressi dei bungalow. Ad esso confluiranno, dopo una depurazione preliminare in fossa biologica (tipo Imhoff), sia le acque grigie che le acque nere.
L’impianto, a flusso sommerso orizzontale, è costituito da un bacino impermeabilizzato riempito con materiale ghiaioso e vegetato da macrofite atte alla depurazione. Questo sistema garantisce la totale assenza di cattivi odori e di insetti, inoltre va a creare un’area verde calpestabile (50 mq circa, 20 abitanti Eq) e riduce i consumi di energia elettrica del 50% rispetto alla depurazione tradizionale.
Le acque così depurate potranno essere utilizzate per l’irrigazione dell’orto e delle aree verdi del camping.

mercoledì 7 marzo 2012

La Pubblica Amministrazione e la tematica degli Acquisti Verdi


Quando si cerca di interpretare il panorama “ecologico” di questo scorcio di XXI secolo, alcune delle chiavi più importanti le dà Georgescu-Roegen, il grande economista ecologico rumeno: solo la natura produce ricchezza e si presenta come realmente produttiva (che “produce” realmente qualcosa) mentre il ciclo economico di produzione-distribuzione-consumo si presenta come organizzatore e consumatore di risorse già create.
In quest'ottica come si conciliano le necessità della “natura” con quelle di una società complessa e fortemente non lineare come quella odierna? Parlare genericamente di “sviluppo sostenibile” rischia di essere una comoda foglia di fico. Più utile cercare quei metodi che permettono di avviare il volano di produzioni eco-compatibili, come ad esempio la “Politica Integrata di Prodotto” (Integrated Product Policy - IPP) che attraverso una pluralità di strumenti cerca di contenere gli impatti ambientali associati: Ecolabel, valutazioni d'impatto, analisi del ciclo di vita, ecc.
Si fa strada la maturazione di una tale coscienza anche nella Pubblica Amministrazione, con l'accordo “Europa 2020”, promulgato dalla Commissione Europea per tracciare le strategie dello sviluppo Europea per la prossima decade, al quale è strettamente collegato il Patto dei Sindaci, un protocollo liberamente sottoscritto dalle Amministrazioni Comunali, che si impegnano ad adottare volontariamente specifiche misura di tutela dell'Ambiente, strategie di abbattimento delle emissioni di gas ad effetto serra e sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Una delle misure più interessanti in questo senso è il Green Public Procurement (GPP), ossia la corsia preferenziale che le Pubbliche amministrazioni dovrebbero riservare ad acquisti a ridotto impatto ambientale: risulta chiaro che se una parte consistente di amministrazioni pubbliche incrementerà la propria domanda di prodotti “ecologici” ci sarà un effetto enorme sul mercato dei prodotti compatibili con l’ambiente e l’industria sarà portata ad aumentarne sensibilmente la produzione e contenerne i costi.
Nel suo complesso il GPP ha la capacità potenziale di:
• influenzare il mercato, quindi anche gli stakeholders che operano intorno ad esso (imprese, altri consumatori);
• favorire l’integrazione delle considerazioni ambientali nelle politiche di altre settori;
• facilitare l’integrazione ed attuazione di svariati strumenti nell’ambito delle politiche integrate di prodotto degli enti locali.
Inoltre va osservato che l’acquisto di beni e servizi a impatto ambientale ridotto può essere asservito al raggiungimento di obiettivi di protezione ambientale specifici (riduzione dei consumi complessivi; risparmio energetico, riduzione della produzione dei rifiuti, ecc.). Ma attenzione: prodotti e servizi a impatto ambientale ridotto, per poter essere considerati tali, devono possedere dei requisiti specifici. La maniera più diretta per verificare che un prodotto/servizio abbia tali requisiti è quel la di fare riferimento ai criteri ecologici che il prodotto/servizio deve rispettare per ottenere un’etichetta ecologica. Ciò garantisce sia la “scientificità” che la “fattibilità” del criterio ecologico stesso.
Tutto questo ha cominciato a essere recepito a partire dal Piano d’Implementazione di Johannesburg (nell'ambito del World Summit on Sustainable Development del 2002): il Piano indica che le autorità pubbliche dovrebbero essere indirizzate ad integrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile nei processi decisionali, inclusi quelli che riguardano la pianificazione per lo sviluppo locale, gli investimenti e gli acquisti pubblici, attraverso lo sviluppo e la diffusione di prodotti e servizi compatibili con l’ambiente (il GPP, Green Public Procurement).
Questi indirizzi si sono riverberati in Italia nella Strategia d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in Italia, approvata nel 2002 dal Ministero dell’Ambiente che indica gli obiettivi e i target, in termini di beni ecologici acquistati, che la Pubblica Amministrazione dovrebbe raggiungere entro il 2006: l'obiettivo è il 30% dei beni che dovrebbe rispondere a specifici requisiti ecologici. Inoltre il 30-40% del parco dei beni durevoli dovrebbe essere a ridotto consumo energetico.
La Legge Finanziaria 296 del 27 Dicembre 2006 ha previsto infine l’elaborazione di un “Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione”. Il Decreto Interministeriale n. 135 dell’11 Aprile 2008 ha recepito il Piano d’Azione predisposto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ed approvato di concerto con il Ministero dell’Economia.
Le prime norme in materia di acquisti ambientalmente preferibili apparsi a livello nazionale facevano riferimento ad alcuni tipi di materiali di recupero: materiali biodegradabili, carta, plastica, materiali generici. Gli interventi hanno riguardato principalmente la promozione dell’uso della carta riciclata con relativa fissazione di obiettivi minimi di copertura del fabbisogno di prodotti con materiali riciclati che vanno dal 20 al 50%.
Fortunatamente negli ultimi anni si è vista però un’evoluzione del contesto normativo che tende a spronare l’introduzione di sistemi di acquisti verdi e non solo di acquisti di singoli materiali. Ne sono un esempio le “Norme per la promozione degli acquisti pubblici ecologici e per l’introduzione degli aspetti ambientali nelle procedure di acquisto di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche” della Regione Puglia che prevedono che la Regione, le Province, i Comuni con più di 5000 abitanti approvino un Piano d’Azione di durata triennale finalizzato alla definizione di un programma operativo per l’introduzione dei criteri ambientali nelle procedure d’acquisto di beni e servizi e volto a conseguire l’obiettivo di riconversione al termine del triennio di almeno il 30 % delle proprie forniture.
Introdurre seriamente delle pratiche di GPP nella pubblica amministrazione richiede una pianificazione attenta. In particolare devono essere riviste in chiave ecologica le fasi di:
  • definizione dell'oggetto;
  • definizione delle specifiche tecniche relative;
  • selezione dei candidati;
  • aggiudicazione;
  • esecuzione.
Un elemento chiave per il successo del GPP è l'informazione del personale della PA e soprattutto la raccolta della “best practices” in materia.
ICLEI (International Council for Local Environmental Initiatives) una ONG che coopera attivamente con l'ONU e che raccoglie oltre 1200 Pubbliche Amministrazioni nel Mondo, ha studiato diversi protocolli ed implementato molte iniziative infrastrutturali per aiutare Comuni, Provincie, Regioni e Governi ad integrare il processo GPP, particolarmente apprezzato è Protocollo “Procura +”, ideato per offrire delle linee guida alle Amministrazioni in materia di:
  • elettricità da risorse rinnovabili;
  • computer e apparecchi elettronici ad alta efficienza energetica;
  • cibi biologici per mense, ospedali e catering in genere;
  • edifici che rispettino standard elevati di efficienza nel riscaldamento e nel condizionamento;
  • servizi per la pulizia orientati alla protezione della salute umana;
  • servizi di trasporto pubblico orientati alla qualità e con mezzi ad emissioni ridotte.
Le review effettuate sulle esperienze di GPP hanno mostrato che l’adozione di una strategia di acquisti verdi può portare anche ad una razionalizzazione complessiva delle politiche d’acquisto e quindi a dei benefici economici oltre che ambientali. Inoltre, tutti gli ostacoli legati alla difficoltà di promuovere il cambiamento, che spesso caratterizza diversi settori dell’amministrazione, possono essere superati dall'adozione di una politica organizzata e degli strumenti di supporto idonei all’introduzione del GPP.

Il Fondo Kyoto










E' partito il Fondo Kyoto, 600 M€ messi a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti per progetti di riduzione della CO2 (ma non solo).

I dettagli sono riportati nel sito della CDDPP:

e nella circolare esplicativa:

lunedì 5 marzo 2012

domenica 4 marzo 2012

EGE in Veneto

Pubblicato sul "Mattino di Padova" di sabato 3 marzo 2012:



Le riserve di petrolio mondiali




Quanto petrolio esiste al mondo? la domanda è chiaramente cruciale per il futuro del mondo come lo conosciamo. Uno dei parametri più interessanti è il parametro riserve provate / produzione: lo si può interpretare come il numero di anni per cui è possibile mantenere la produzione attuale (interpretazione semplicistica, la produzione tende a scendere negli anni seguendo leggi descritte per esempio da Hubert - peak oil). Comunque il parametro dà un'idea della durata delle risorse.
Un grafico di questo valore in termini assoluti al 2010 lo dà l'annuario BP:
Lo stesso annuario dà anche un grafico dell'andamento storico del parametro (da notare l'impennata della regione sud e centro america).




venerdì 2 marzo 2012

Quale contratto per l'energia elettrica?



In genere, i fornitori di energia elettrica che operano nel mercato libero propongono, per la cd. “componente energia” (la parte della tariffa effettivamente negoziabile, pari a ca. il 65% del prezzo totale, al netto dell’IVA):

  • contratti a prezzo fisso, nei quali viene stabilito, per ogni fascia oraria (F1, F2, F3 oppure peak, off peak), un prezzo fisso e immutabile per l’intero periodo contrattuale (generalmente dal 1 gennaio al 31 dicembre);
  • contratti a prezzo variabile, nei quali il prezzo dell’energia, per ogni fascia oraria, varia, con cadenza generalmente (ma non necessariamente) mensile, sulla base delle variazioni di un dato indice.

Gli indici sono molteplici. Il più utilizzato in Italia è l’ITEC™, elaborato da Ref – Morgan Stanley, il quale ha il pregio di rispecchiare, piuttosto fedelmente, il mix utilizzato per la produzione di energia elettrica nel nostro Paese. Tuttavia molti fornitori di energia utilizzano, in funzione delle proprie modalità di approvvigionamento, indici diversi.

Le modalità di funzionamento dei contratti indicizzati sono varie, ma si possono ricondurre, sostanzialmente, alle seguenti:

  • viene stabilito un prezzo di base (cd. “P0″), a cui viene sommato l’indice, moltiplicato per un certo parametro; ad esempio (per la fascia F1): 45,20 €/MWh + 1,976 x indice It REMIX 80-20;
  • viene stabilito un prezzo di base, a cui viene sommata algebricamente la variazione dell’indice rispetto a un valore di riferimento già consuntivato, moltiplicato per una data percentuale di adeguamento all’indice; ad esempio (ancora per la fascia F1): 78,65 € MW/€ + (indice TEK9nc – 34,78 €/MWh) x 100%, dove 78,65 €/MWh è il P0, 34,78 €/MWh è il valore dell’indice TEK9nc a settembre 2009 e 100% è la percentuale di adeguamento all’indice.

Al momento della valutazione delle offerte, è opportuno richiedere ai fornitori le previsioni (forward) dell’indice per tutto il periodo contrattuale; in questa maniera è possibile prevedere l’andamento dei prezzi mese per mese. Naturalmente è possibile, anzi, probabile che, a consuntivo, i prezzi divergano rispetto alle previsioni.

I dati si riferiscono al costo medio calcolato sul profilo “in banda” (F1: 31,89%, F2: 23,45%, F3: 44,66%), che corrisponde al profilo di un utente ideale che consuma la medesima quantità di energia tutti i giorni, in tutte le 24 ore della giornata. Il costo “in banda” ha il vantaggio di permettere comparazioni tra offerte per utenti diversi; tuttavia, all’acquisto dell’energia elettrica, le valutazioni debbono essere effettuate sulla base degli effettivi profili mensili di consumo dell’utente.

Si può trarre la conclusione che i contratti indicizzati siano più convenienti rispetto quelli a prezzi fissi? Naturalmente no!

Infatti, è importante considerare quanto segue:

  • l’esempio citato, sebbene si riferisca a un caso reale, rappresenta un’eccezione: di solito, in base alle previsioni sull’andamento dell’indice, la differenza tra il contratto a prezzo variabile e quello a prezzo fisso è minima, se non addirittura nulla (in realtà una piccola differenza si giustifica per il costo della “copertura”, cioè del contratto derivato a cui il fornitore deve ricorrere per offrire il contratto a prezzo fisso);
  • certamente, per i contratti relativi al 2009, a consuntivo l’opzione per il prezzo fisso si è rivelata particolarmente conveniente (nell’esempio citato, il risparmio, rispetto al prezzo fisso, è stato del 10,5%, superiore del 5% rispetto alle previsioni); tuttavia non sempre gli indici rispettano le previsioni o addirittura le migliorano; ad esempio, nel 2008, a causa dell’escalation, che non era stata prevista, del costo del petrolio (il quale, nel mese di luglio 2008, aveva toccato la cifra record di 147 dollari al barile), chi aveva sottoscritto contratti indicizzati si è trovato a sostenere costi estremamente elevati.

Quali conclusioni è possibile trarre?

Dal mio punto di vista, i contratti a prezzo fisso hanno il grande vantaggio di stabilizzare i costi dell’energia elettrica per tutto il periodo contrattuale, conferendo assoluta certezza al budget (salvo variazioni dei consumi e/o dei profili di carico; tuttavia queste variazioni sono, tipicamente, più che neutralizzate da variazioni, dello stesso segno, dei livelli produttivi e, quindi, dei ricavi).

In genere, conviene ricorrere ai contratti a prezzo variabile nei seguenti casi:

  • allorché le differenze, a livello previsionale, tra le due tipologie di contratti siano estremamente elevate (come nell’esempio citato);
  • nei casi in cui gli indici siano basati su parametri ai quali è legato anche il livello di fatturato dell’azienda (l’esempio tipico è quello dei distributori di carburanti).